MANIFESTO.

Arte Indaco è un gruppo di persone sensibili ai temi dell'arte e della spiritualità, nato sulla scia dell'esperienza del movimento artistico  Bottega indaco di Torino, del portale  Stazione Celeste e della Casa editrice  Edizioni Stazione Celeste. Arte Indaco lavora per diffondere il lavoro degli artisti attraverso le case editrici, i siti internet, le newsletter e i blog che collaborano al progetto, inoltre promuove ogni anno una esposizione collettiva e un annuario degli artisti indaco.

“La massima forza spirituale dell’interiorità è l’Arte”

Testo introduttivo al catalogo della collettiva Arte Indaco 2011


Indaco è il colore dell’elevazione spirituale, dell’introspezione psicologica e dell’energia cosmica che si dispiega all’interno dell’individuo.
Indaco, nella filosofia tradizionale indiana, è la fonte cromatica associata al sesto Chakra (Terzo Occhio di Shiva), che rappresenta la Conoscenza Pura sotto forma di intuizione ed immaginazione in un costante orientamento verso la riflessione sul Sè. La visione artistica in questo senso, assume un carattere profondo di
ricerca personale alimentata da un’energia ancestrale e primitiva.
In questa prospettiva, Arte Indaco è il binomio perfetto, l’unione indissolubile di ricerca artistica e speculazione spirituale, in cui la volontà di ogni Artista di esprimere con forme e colori l’Anima delle persone e del mondo si alterna a un uso continuo e discontinuo di percezione, intuito e ricerca di armonia cosmica ed individuale.
Gli Artisti di Arte Indaco rappresentano l’espressione più matura e cosciente di un aggregato spontaneo di Artisti che sentono nascere in loro una spinta dell’Anima e dello Spirito verso la creazione di opere d’arte che spaziano in ogni campo della
cultura figurativa e non: dalla pittura, alla scultura, alla fotografia e in futuro dalla
poesia, alla musica, al video.

Fino a oggi Arte Indaco raccoglie circa duecento Artisti intorno al sito a loro espressamente dedicato (https://www.arteindaco.com/).
La Collettiva di Arte Indaco che quest’anno giunge alla quarta edizione, si sviluppa attraverso un unico filo conduttore che ha come presupposto la visione “indaco” dell’arte reinterpretata da dieci Artisti operanti su tutto il territorio
nazionale.
La varietà artistica della Collettiva, condurrà lo spettatore in un viaggio immaginario
popolato di visioni oniriche e di frequenze cromatiche energetiche che contribuiscono alla creazione di nuove suggestioni e nuovi spunti di riflessione all’interno dell’Arte.
Questa esperienza “sensoriale” va di pari passo anche con l’impostazione concettuale dell’Associazione Culturale Cerchio Aperto che ha creduto nel progetto di
Arte Indaco e che ha offerto la sua sede di Garda per l’esposizione.

Gli artisti presentati sono Natalia Araujo,
Marzia Bedeschi, Elisabetta Giraldi, Martina
Vivoda Martìn, Adha Muniel, Lina
Narcisi, Cinzia Razzoli, Elena Sirtori,
Simona Vanetti e Silvio Zangarini.

“In generale il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima.
Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde.
L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima”
Vasilij Vasil’evic Kandinskij.

 

Annalisa Prandi.

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Arte Indaco collettiva Art Mater 2010

Testo introduttivo al catalogo della collettiva Arte Indaco 2010


Ognuno di noi, fin dalla nascita, ha un nome. 
Come la ghianda contiene già in sé, in potenza, l’albero, così il nome ha già in potenza un suo destino. 
In questa sua terza edizione, arte indaco riveste il nome femminile di Art mater, per creare dalla donna e dalla sua energia.
Queste le parole chiave insite nel nome:
Mater: è un richiamo al mito della madre, in tutti i suoi aspetti. La Madre è l’archetipo femminile a cui, fin dagli inizi dei secoli, tutti si rivolgono, dando dignità e risalto alla capacità creatrice che appartiene a tutti. Sia uomini che donne. Il divenire madre significa essere portatrici di un seme vitale che, nel grembo nutriente, trova accoglienza e spazio, per poi generare. Qualsiasi cosa. Un figlio, un progetto, un’opera d’arte, una coppia ecc…
Così come la nascita di un bambino richiede un tempo di incubazione, così anche i sogni e i progetti necessitano di tempo per la loro realizzazione. 
La parte maschile di ognuno di noi mostra la direzione, l’obiettivo da raggiungere, mentre quella femminile ha la sapienza dell’attesa fiduciosa, del sapersi affidare.
Materializzazione. Laddove vi è un pensiero, vi è anche la possibilità concreta, reale, di far sì che ciò che è immaginato possa trovare una forma densa, concreta, visibile in questa dimensione. Il pensiero è vibrazione, è energia creatrice, che nel tempo, trova la sua forma sia nel corpo, che nella realtà esterna.
Quando il principio maschile e femminile dentro di noi sono in perfetta armonia ed equilibrio, è possibile raggiungere e generare ciò che il pensiero e il cuore hanno intuito ed immaginato. 

Madre terra: nutre e sostiene amorevolmente tutte le creature che giacciono sul e dentro il suo suolo. Se ne prende cura in modo silenzioso, sapiente, donando con abbondanza tutto ciò che gli esseri viventi chiedono. Questo richiama all’ambiente, in tutte le sue forme. Sempre di più è necessario avere un’attenzione consapevole ai luoghi a cui apparteniamo, portando rispetto al suolo che ci ospita, alla natura che ci dona bellezza e respiro pulito.
Arte: l’arte, in tutte le sue forme, sia essa individuale o collettiva, è portatrice di forme creative di espressione vitale. Smuove l’essenza all’interno di ogni individuo, trasforma e porta alla luce elementi profondi che, grazie all’unicità del suo linguaggio, parla direttamente al cuore, alla pancia, all’anima. È un linguaggio nuovo, rinnovato, diretto, spoglio di quegli aspetti di contorno che spesso allontanano invece di avvicinare. L’opera d’arte è la risultante di pensiero e azione, di atto creativo ed abilità tecnica e manuale. L’atto artistico è di per sé un atto alchemico; quando agiamo sulla materia esterna, questo comporta una trasformazione interna, e viceversa, l’artista, a partire dal suo stato di coscienza, plasma e forma la materia, qualsiasi essa sia. L’arte ha da sempre avuto uno stretto legame con il “divino”, in qualsiasi modo possa venire inteso. E questo la rende spirituale.

Attraverso il contributo degli artisti, in questa collettiva emerge la donna in molti dei suoi aspetti caleidoscopici. Una femminilità feconda, pura, sensuale, angelica, dignitosa, potente. Che ha richiami alle antiche saggezze sciamaniche, ai simboli arcaici dei mandala, alle creature fatate, alla ricchezza e all’abbondanza. Alla bellezza, alla leggerezza come battiti d’ala di farfalle. E anche alla fragilità, all’emotività, alla delicatezza e alla forza scaturita dalla ferita. 
Una donna come un albero, con radici forti e rami protesi verso l’alto, una donna il cui grembo racchiude un intero universo, una donna che nel suo ciclo mestruale conosce la nascita e la morte, come il ciclo lunare. 
Una donna, tante donne, tante anime danzanti che, spinte dalle loro unicità, generano e creano assieme un nuovo mondo.

 

Simona Vanetti.

L'arte come espressione della spiritualità

Testo introduttivo al catalogo della collettiva Arte Indaco 2009


“I filosofi sono in qualche modo pittori e poeti, i poeti sono pittori e filosofi, i pittori sono filosofi e poeti.”
Giordano Bruno, “Explicatio triginta sigillorum”


“La nostra anima si sta risvegliando da un lungo periodo di materialismo, e racchiude in sè i germi di quella disperazione che nasce dalla mancanza di una fede, di uno scopo, di una meta. Non è ancora svanito l'incubo delle concezioni materialiste, 
che consideravano la vita dell'universo come un gioco perverso e senza peso. L'anima si sta svegliando, ma si sente ancora in preda all'incubo. Intravede solo una debole luce, come un punto in un immenso cerchio nero.”
Wassily Kandinsky, “Lo spirituale nell'arte” 


L'arte è da sempre espressione dell'ineffabile, è un insieme di simboli e archetipi universali, è il principale mezzo ermeneutico per decifrare la realtà che ci circonda in chiave metafisica. Essa attinge i suoi codici dal mondo fenomenico e tangibile, ma poi li trasforma e li arricchisce, operando un processo di ridefinizione semantica che conduce a scoprire significati nuovi racchiusi dietro significanti noti. 
La valenza esoterica dell'arte (nel senso greco del termine, cioè come rivelazione del significato nascosto delle cose) è nota fin dall'antichità. 
E spesso sacralità e arte viaggiano di pari passo.
Il legame indissolubile tra misticismo, simbolismo e immagine è largamente presente nelle filosofie gnostiche e teosofiche.
Nella Cabala ebraica, ad esempio, l'unità di Dio si manifesta nelle sue Sefirot, espresse mediante l'uso di immagini simboliche ricorrenti, spesso attinte dalla tradizione del mito. Nella loro totalità le Sefirot formano “l'albero dell'emanazione”, che cresce verso il basso dalla radice, e che, a partire dal  XIV secolo, veniva raffigurato come un diagramma contenente i simboli fondamentali di ogni Sefirah (basati su immagini matematiche e organiche). In alcune interpretazioni le Sefirot venivano rappresentate come sfere concentriche, mutuando la concezione cosmologica medievale di un universo composto da dieci sfere.
Altrettanto affascinante è lo studio della gematria (o permutazione numerica), che permette di scoprire correlazioni, analogie e nessi nascosti, poiché ogni parola ha un valore numerico equivalente alla somma dei valori numerici delle lettere che la compongono, e dunque una parola può essere sostituita da un'altra con lo stesso valore numerico. L'artista compie un processo molto simile a questo, svelando così i significati occulti che si celano dietro la superficie delle cose.
D'altronde una realtà interiore che trascende la nostra percezione immediata può essere espressa solo attraverso un insieme complesso di allegorie e simboli; e il modo più immediato e pregnante per rendere fruibili tali simboli è quello di rappresentarli visivamente.


In molte culture antiche, come ad esempio nell'Egitto dei Faraoni, la realtà percepibile non  era altro che il riflesso di una realtà piùprofonda, nascosta e invisibile, e compito precipuo dell'arte era quello di interpretare e rendere intelligibile questa realtà latente. La spiritualità permeava ogni cosa, ogni aspetto della vita, era un fatto collettivo e sociale, e scienza, arte e spiritualità non erano in antitesi, bensì intimamente connesse e interdipendenti.
Max Heindel rende molto bene questo concetto ne “La Cosmogonia dei Rosacroce”:
“La vera Religione comprende tanto la scienza che l’arte, poiché essa insegna a trascorrere una vita equilibrata, in armonia con le leggi della Natura. La vera Scienza è artistica e religiosa, nel senso più elevato della parola, perché essa c’insegna a rispettare e ad osservare le leggi che governano il nostro benessere e ci spiega perché la vita religiosa conduca alla salute ed alla bellezza fisica. La vera Arte è educativa quanto la scienza, e la sua influenza è grande, quanto quella della religione. [...] La scultura, la pittura, la musica e la letteratura, c’ispirano il sentimento della bellezza trascendente di Dio, sorgente immutabile e meta di questo meraviglioso Mondo. Nulla, all’infuori di un così universale insegnamento, potrà mai rispondere in maniera permanente ai bisogni dell’umanità. Vi fu un tempo in cui, in Grecia, la Religione, l’Arte e la Scienza erano insegnate congiuntamente nei Templi dei Misteri".
Max Heindel, “La Cosmogonia dei Rosacroce” 
La contrapposizione inizia a profilarsi con l'Umanesimo e il Rinascimento, per consolidarsi definitivamente con la nascita della scienza moderna e dell'epistemologia scientifica, in particolare a causa dell'approccio razionalista propugnato da Cartesio, che influenzerà tutto il pensiero scientifico e filosofico fino al XVIII secolo.
Dunque la visione panteistica, olistica ed esoterica propria delle culture antiche è stata soppiantata, dal Rinascimento in poi, da un approccio positivista e materialista, che spesso ha ridotto l'arte a una mera rappresentazione del reale tout court.
A ciò si è aggiunta, soprattutto tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, in seguito alla nascita della psicologia moderna e della psicoanalisi freudiana, una tendenza a focalizzarsi maggiormente sulla soggettività, che ha portato a un solipsismo esagerato nel modo di concepire la spiritualità, conducendo la dimensione intrasoggettiva all'iperbole, a scapito di quella sociale.
Ma il Novecento è anche il secolo delle “sovversioni” artistiche e delle avanguardie (Futurismo, Cubismo, Scuola Metafisica, Surrealismo), della riscoperta di quel senso profondo, arcano ed esoterico che si cela dietro la realtà immanente e apparente, e che l'arte tenta di svelare e scandagliare.
E quale altro colore meglio dell'indaco può incarnare e richiamare il concetto di spiritualtà?
Nelle filosofie tradizionali indiane esso è associato al sesto Chakra (Terzo Occhio di Shiva), che rappresenta l'intuizione, l'elevazione spirituale e la capacità di “vedere oltre”.
Nella simbologia religiosa islamica l'indaco denota prestigio e nobilità.
E indaco sono detti i bambini “eletti”, gli esseri illuminati chiamati a scardinare la struttura del mondo conosciuto per condurre l'umanitàa uno stadio di coscienza suprema.
Questa mostra accoglie e raccoglie la sensibilità artistica di quindici artisti italiani (tredici pittori, una poetessa e un fotografo), ognuno con caratteristiche espressive e concettuali squisitamente personali e uniche, ma tutti con un comun denominatore: il desiderio di comunicare, attraverso l'arte, il proprio universo interiore e spirituale, per giungere, come direbbe Giordano Bruno, agli “infiniti universi et mondi”.  
Perchè l'artista è un demiurgo (nel senso platonico del termine) che, come affermò Arthur Rimbaud, deve farsi veggente. 
“Lo spettatore che accoglie l'euritmia solo come godimento artistico non ha affatto bisogno di conoscerne le leggi, come non è necessario conoscere contrappunto o armonia o altre teorie musicali per godere la musica. Ciò è ovvio per il godimento artistico di ogni arte, poiché è insito nella natura umana che l'uomo sanamente dotato possieda a priori quelle facoltà artistiche necessarie per accogliere l'arte che, in quanto arte, agisce per forza propria. 
Chi però, eseguendo l'euritmia, ha il compito di porla dinanzi al mondo, deve penetrarne l'essenza, come il musicista, il pittore e lo scultore devono penetrare nell'essenza della propria arte.” 
Rudolf Steiner, prima conferenza sull'euritmia come parola visibile, 24 giugno 1924.

 

Chiara Manganelli.

Arte e spiritualità

Testo introduttivo al catalogo della collettiva Arte Indaco 2008


“I grandi geni non cercano concetti, ma il luogo in cui possano stare in ascolto per udire come gli dei parlano loro”
(R: Steiner – L’essenza della musica – Ed. Antroposofica)


Se ci chiediamo quale rapporto possa esserci oggi tra arte e ricerca spirituale, dobbiamo dapprima chiarirci, per rispondere in maniera esauriente e concreta, quale possa essere oggi il ruolo dell’artista, e anche cosa dobbiamo
intendere per ricerca spirituale.
Rudolf Steiner, al quale siamo debitori di contributi e impulsi di rinnovamento nelle arti e nella concezione spirituale della vita e dell’evoluzione umana, e anche nei più diversi rami del sapere (filosofia, medicina, agricoltura, pedagogia),
così si esprime :
“Se ci immergiamo pienamente nelle sensazioni e nei sentimenti che ci possono provenire dalla concezione scientifico-spirituale del mondo, possiamo prevedere un tempo in cui la via verso l’arte diventerà sotto molti riguardi diversa da quella del tempo passato; in cui essa sarà molto più vivente, in cui ciò che è il mezzo della creazione artistica sarà sperimentato dall’anima umana con molto maggiore intensità di quanto non lo sia stato nei tempi passati: Colore e Suono saranno sperimentati dall’anima umana molto più intimamente; essi potranno essere sperimentati dall’anima umana in modo morale-spirituale, e nelle creazioni degli artisti ci si paleseranno, direi quasi, le tracce delle esperienze delle anime degli artisti nel cosmo.”
(R.Steiner – L’essenza dei colori – Ed. Antroposofica)


Queste parole, pronunciate in una conferenza all’inizio del XX secolo, posseggono un grande respiro di prospettiva proprio nell’attuale periodo evolutivo dell’umanità, un periodo di transizione che guiderà l’Uomo a ricontattare il mondo nascosto ai cinque sensi, il soprasensibile, quel mondo lentamente abbandonato per poter acquisire la Conoscenza, del bene e del male, delle pulsioni e brame egoiche ma anche della propria interiore scintilla divina.
Tutti i miti e le leggende, che sono la nostra vera storia, ci narrano questo viaggio: Prometeo, Ulisse, Giasone.
Rudolf Steiner, chiaroveggente ed iniziato, ci comunica che con l’inizio del XX secolo termina questa discesa nella materia (Kali Yuga) e la corrente evolutiva riceve l’impulso alla risalita (Yuga di Luce); siamo, per così dire, a metà del guado.
E dunque, con queste premesse, quale ruolo, quale compito spetta oggi all’artista per favorire questo processo?
Come e dove può trovare i luoghi per udire le Parole degli dei? Come potrà rendere sempre più visibili le sue esperienze animiche “in modo morale-spirituale”?
Sembra di capire che oggi all’artista venga richiesto un atteggiamento più attivo; non è più sufficiente che egli “canalizzi”, per così dire, e riproduca nel mondo materiale l’ombra dell’Armonia Universale per mostrare all’uomo
uno sprazzo di Paradiso perduto.
La qualità anche morale delle esperienze dell’anima che l’artista vive diverranno sempre più necessarie ad una comunicazione luminosa.
L’evoluzione materialistica ci ha condotto in due secoli a toccare il fondo, e abbiamo potuto esperire e sperimentare anche tutto ciò che può distruggere, abbiamo scambiato gli effetti per cause e cercato nella materia stessa la spiegazione della vita.
Anche l’arte è dovuta “discendere nella materia”, forme, colori, suoni e parole hanno superato e rotto steccati, hanno abbattuto regole e schemi per esprimersi in libertà.
E’ stato necessario sperimentare anche la disarmonia per prendere coscienza di se, per affermare il proprio ego, primo passo verso la Libertà.

In tutte le espressioni artistiche la libertà della ricerca ha sovente condotto alla perdita dell’anima stessa della forma, del suono, del colore, della parola.
All’artista oggi è dunque richiesto qualcosa di più e di diverso rispetto al passato; egli potrà agevolare il contatto con il Divino soltanto con la decisione cosciente di essere egli stesso in prima persona a compiere il viaggio, ad iniziare un percorso personale di crescita morale-spirituale, per divenire strumento attivo; un artista- creatore che attinge dalle forze della propria anima gli strumenti e i contenuti della creazione.
Le difficoltà che incontrerà saranno condivise con quelle di tutta l’umanità; lo sguardo rivolto al passato potrà dargli sì lo spunto per intuire quell’Armonia delle Sphere che Pitagora udiva, i grandi geni cercavano e in un lontano passato gli Iniziati ricevevano dal mondo spirituale, ma la nuova Armonia dovrà scaturire da un artista che attraverso la sua anima sempre più cosciente e libera, operi anche quelle scelte morali che Steiner richiama.
L’artista-uomo, e non tanto l’arte, diventa allora “avanguardia” nel mostrare una nuova Armonia non solo nelle sue opere, nelle forme, colori, suoni e parole, ma anche nella qualità della vita quotidiana. In questo modo l’artista può surrogare il compito che in passato era del Sacerdote e dell’Iniziato.
Le religioni organizzate non possono più oggi svolgere quel ruolo di unione (religio) col Divino perché continuano a concepire l’uomo soggetto a regole morali e dogmi imposti anziché promuoverne l’autocoscienza, la possibilità di
scegliere il Bene per impulso morale autonomo.
Cosa intendere allora oggi per ricerca spirituale? Null’altro che l’autoconoscenza; quel “conosci te stesso” dell’oracolo di Delfi deve trasformarsi in scelte morali di vita quotidiana, nelle quali ognuno si assume la responsabilità di ciò che crea nella propria vita.
Oggi, nel mercato globale, la spiritualità, (oltre all’arte) è anch’essa mercato, e l’offerta è molto ampia, a volte talmente allettante da essere quasi più pericolosa del materialismo stesso nel momento in cui propone, ad esempio, uno spiritualismo superficiale che si traduce in un distacco dal mondo e in un rifiuto della materia nella ricerca di una facile ascesa.
L’artista dunque dovrà concepire il nuovo senza cercare paradisi artificiali, ma sviluppando una più acuita sensibilità nell’intuire la parte nascosta, oltre il mondo materiale, ma partendo da esso, senza l’ausilio di facili o illusorie scorciatoie.
In questo modo egli contribuirà ad agevolare l’umanità nell’acquisire nuovi sensi, oltre ai cinque che possiede, nuove sensibilità, quelle che già possedeva incosciente in tempi remoti e che oggi deve riconquistare in piena consapevolezza.
All’uomo produttore-consumatore, all’inganno dei nuovi dogmi scientifici e mercantili, l’artista, così delineato, può
mostrare l’Uomo creatore di Armonia.
Goethe ebbe a dire: “Chi non ha scienza o arte abbia almeno religione”.
L’artista può, oggi e in futuro, contribuire a far si che un numero sempre maggiore di persone abbia arte, anzitutto nel creare la propria vita, scelga l’autoconoscenza e abbia sempre meno necessità di fede in una qualsivoglia autorità esterna.
L’arte, in tutte le sue manifestazioni, potrà allora rappresentare l’immanente, ciò che è e resta della natura umana, la sua scintilla divina.
la possibilità di scegliere il Bene per impulso morale autonomo.

 

Sergio Motolese.