Era quasi il tramonto, quando vidi entrare dal cancello laterale del cimitero una donna dalla figura sottile. avanzava con fare incerto, raggiunse la lapide che era stata deposta quella mattina proprio di fronte alla mia e pose le otto nuove arrivate nel vaso inchiodato alla lastra di granito.
begonie, le riconobbi mentre ondeggiavano alla leggera brezza che preannunciava il crepuscolo, accennando brevi inchini nella mia direzione.
ne avevo viste tante come loro: gigli, calle, rose, crisantemi il più delle volte. arrivavano tutte a testa alta, il gambo ritto, le corolle sfavillanti, nel pieno della giovinezza. vidi i gladioli ormai sgualciti salutare le nuove arrivate, mentre io stessa accennavo un saluto, mostrando i petali lucenti. c´era sempre un po´ di fermento per un nuovo arrivato, e non capitava spesso come si potrebbe pensare. poche erano le persone che tornavano prima che fosse trascorso qualche mese, molte tornavano durante le ricorrenze, una volta l´anno, poi più nulla.
tra loro, pochi sopravvivevano più di qualche giorno. io, ormai, avevo perso il conto dei giorni, dei mesi, degli anni. non molti altri duravano così a lungo, o, almeno, io non ne avevo veduti mai.
certo, avevo ormai perso il mio colore: da rossa com´ero al mio arrivo ero ormai divenuta d´un rosa slavato e bianchiccio, ma ancora c´ero, ancora ero lì, al contrario di tutti gli altri.
spesso i loro cadaveri giacevano nei vasi per settimane, fino a decomporsi completamente, divenendo un fertile liquame per le zanzare che vi deponevano le uova. i più fortunati venivano portati via e gettati in enormi cestini di plastica verde. e come il grande cestino, di plastica ero fatta anch´io, che mai sfiorivo e mai sbocciavo completamente, un eterna rosa appena schiusa, tale sarei stata per chissà quanto altro tempo, costretta alla vista di milioni di fiori morti, ogni giorno.
il mattino seguente, notai che le nuove arrivate stavano già iniziando a dare segni di cedimento, i petali iniziavano a disidratarsi, gli steli ad incurvarsi, tutte avevano quella tipica aria che hanno i fiori dopo una notte in un cimitero, tutti tranne uno.
se ne stava ancora col gambo ritto e con le corolle piene, esattamente come quando era arrivato, e mi scrutava da lontano, dondolandosi nel vento con aria di sfida.
per un attimo, mi chiesi se anche lui, forse, non fosse come me. anche lui di fredda e sintetica plastica senza vita, il primo dopo anni. a questo pensiero, mi rallegrai. forse non sarei più stata sola, finalmente avrei potuto vedere ogni mattino un viso familiare, invece della solita aria di morte in un susseguirsi di fiori sempre diversi.
così, man mano che il fiore resisteva, cresceva la mia speranza di non essere più sola.
ma la mia speranza, così come quel fiore, durò poco.
in poche ore, anche lui, che prima sembrava tanto determinato, cedette. cedette alla morte, così come io cedetti alla rassegnazione, alla solitudine.
avevo sperato, per un attimo, e quella speranza mi stava distruggendo. una speranza caduca come una foglia, come un fiore.
mi chiedo come sarebbe stato, senza quella piccola speranza. me lo chiedo mentre ora guardo gli ultimi resti di quel mazzolino. lui ancora resiste, si attacca la vita. ma morirà, presto o tardi morirà.
se solo anche io, come lui potessi morire. prego con tutte le mie forze di essere inanimato, ed ecco giungere da lontano una piccola ombra, molto più piccola di quelle che vedo qui di solito. raccoglie i fiori dalle tombe, quelli rimasti. raccoglie le begonie ormai sfiorite, poi quelli nella tomba accanto, arriva fino alla fine della fila, poi si gira verso di me. mi raccoglie, forse confondendomi con gli altri, e mi chiedo quale sorte mi attende.
mentre mi stringe nel pugno caldo, le mie corolle toccano quelle del mio fiore, poiché ormai è mio, lo sento, i nostri destini si sono uniti, lui ha resistito fino all´ultimo, per questo.
la mano calda ci getta in qualcosa di molto più caldo, il fuoco, chissà se anche lui sa cosa ci accadrà. lui si disintegra al primo contatto, volando nel vento, io invece, mi sciolgo lentamente, i miei petali e il mio gambo si fondono, vorrei volare anch´io lassù con lui.
aspettami, mio fiore, sto arrivando... |